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"Eccoci qui, dunque, per narrare il cuore pulsante di un corpo in continua evoluzione vecchio di circa 500.000 anni, il “sangue” rosso che lo alimenta, la sua forza distruttiva, la sua crescita e le sue dimensioni che variano nel tempo, testimonianza che il nostro pianeta è vivo. Già, perché il vulcano Etna, chiamato “Mungibeddu” o anche “A Muntagna”, racchiude in sé la forza vitale della terra alla quale dobbiamo una intera esistenza. Nella nostra ricerca, abbiamo voluto accomunare scienza, racconti e immagini per soddisfare il palato dei nostri raffinati conterranei, di quelli d’oltralpe e d’oltreoceano. Inevitabilmente: l’Etna appartiene all’umanità e noi ci onoriamo di albergare fra le sue braccia. Abbiamo anche il dovere, e il piacere, di partecipare la sua esistenza ai pochi che non lo conoscono, ai molti che vorrebbero approfondirne aspetti particolari, ad alcuni che ne ripercorrono sentieri e dirupi alla ricerca del proprio io."

Eccoci qui a parlare di un nuovo libro che parla dell'Etna, di questo vulcano patrimonio dell'umanità che, come scrivono gli autori nella nota introduttiva riportata sopra e come ben sanno i siciliani che ci vivono abbarbicati sui fianchi, è "in continua evoluzione". Un libro che parla dell'Etna, ma che sembra dare voce all'Etna, come se fosse il vulcano stesso a raccontarsi attraverso foto, poesie, illustrazioni, storie e bizzarrìe, racconti scientifici e mitologici. Insomma: Natura, scienza e poesia, come recita il sottotitolo.

Etna protagonista in prima persona diremmo, e nessuno da queste parti si sorprenderà se diciamo "persona" a questa montagna che ogni giorno ci accompagna nel percorso della vita.

Il libro, 240 pagine, appena uscito per Brancato Multimedia, si chiama "Etna cuore del Mediterraneo", ed è stato scritto da due scienziati e da una poetessa, e riccamente illustrato con foto di numerosi autori e amanti della Muntagna. Gli autori sono Domenico Patané, dirigente di ricerca dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Osservatorio Etneo di Catania (Ingv-Oe), Boris Behncke, vulcanologo dell'Ingv-Oe e dalla scrittrice Mirella Turco. Due siciliani e un tedesco ormai "sicilianizzato", venuto a vivere e lavorare a Catania per amore dell'Etna. Un team che è riuscito a rendere unico e originale un racconto che ha per protagonista l'Etna, di cui (a torto) si pensa sia stato detto e visto tutto.

Il volume, in italiano e inglese, è anche un'esplosione di immagini, con oltre cento foto ( di Alfio Amantia, Turi Caggegi, Francesco Ciancitto, Massimo Cantarero, Marco Aliotta oltre che degli autori Patané e Behncke) ad accompagnare il filo della narrazione che parte dalla storia del vulcano, passa attraverso vini e prodotti tipici e si conclude con le ultime eruzioni del 2014. Storia e scienza, ma rese leggere dal corpo centrale del libro, articolato nel racconto dell'Etna attraverso le quattro stagioni e i quattro elementi primari individuati dal filosofo Empedocle: Aria, Acqua, Terra, Fuoco. Un racconto ricco e delicato, impreziosito dai testi di Mirella Turco, evocativi e discreti come a testimoniare amore e rispetto verso questa meraviglia della natura, l'Etna. Amore e rispetto che sembrano essere ricambiati: "Gente siciliana, gente dell'Etna. La mia gente è unica, parola di vulcano". Verrebbe da rispondere: "Grazie Etna".

Il libro verrà presentato a Catania sabato 20 dicembre alle 17 al Palazzo della Cultura (Palazzo Platamone) e a Nicolosi domenica 21 dicembre alle 11 al Museo Vulcanologico dell'Etna (Vedi locandina alla fine dell'articolo)

Titolo: Etna cuore del Mediterraneo - Etna Hearth of the Mediterranean

Sottotitolo: Natura Scienza Poesia - Nature Science Poetry

Autori: Domenico Patané, Boris Behncke, Mirella Turco

Foto: Domenico Patané, Boris Behncke, Alfio Amantia, Turi Caggegi, Francesco Ciancitto, Massimo Cantarero, Marco Aliotta

Foto prima di copertina: Turi Caggegi (vedi foto sopra l'articolo)

Traduzioni: Stephen Conway, Boris Behncke

Editore: Brancato Multimedia Srl

Pagine: 240

Prezzo: 33 €

Presentazione_Libro_ETNA

Sessanta  ricercatori provenienti da tutto il mondo si danno appuntamento sull’Etna per studiare i processi di risalita del magna di uno dei vulcani più attivi del pianeta. A dare il via al progetto “Tomo-Etna”, l’Ingv di Catania con una conferenza stampa il 28 maggio alle 11.30

Nei prossimi mesi di giugno e luglio avrà luogo in Sicilia, sul Monte Etna e nella porzione di mare antistante, un esperimento scientifico coordinato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) - sezione di Catania, denominato “Tomo-Etna”, che vedrà la partecipazione di oltre 60 ricercatori provenienti da tutto il mondo: Italia, Spagna, Germania, Russia, Stati Uniti, Irlanda e Messico. La ricerca, realizzata  nell’ambito dei due progetti europei “Mediterranean supersite Volcanoes (Medsuv)” ed “Eurofleets 2” del Settimo programma quadro, sarà presentata mercoledì 28 maggio alle 11,30 a Catania in Piazza Roma  2,  nel corso di una conferenza stampa.
“L’obiettivo dell’esperimento Tomo-Etna”, spiega Domenico Patanè, dirigente di ricerca dell’Ingv-sezione di Catania, “è analizzare le strutture tettoniche e subvulcaniche della crosta su cui poggia il Monte Etna, comprese le aree adiacenti sia a terra che a mare, attraverso tecniche di sismica attiva (che sfruttano le onde generate in acqua con aria compressa) e passiva (mediante la registrazione degli eventi sismici naturali)”.
La nave oceanografica spagnola “Sarmiento de Gamboa” e la nave greca “Aegea” contribuiranno, insieme alle unità navali della Marina Militare Italiana, alla sperimentazione programmata.
“L’Etna sorge in una regione complessa dal punto di vista geodinamico, dove la distribuzione delle principali strutture tettoniche (faglie) gioca un ruolo fondamentale nella dinamica eruttiva”, continua il dirigente di ricerca dell’Ingv. “Le sue radici si collocano in una zona di convergenza, dove si hanno sia moti compressivi, dovuti alla subduzione della placca ionica al di sotto della Calabria, sia distensivi, dovuti al moto rotatorio di una porzione della placca africana in collisione con quella euroasiatica”.
Ancora oggi i maggiori limiti nella comprensione della dinamica di questo vulcano risiedono in parte nella mancata conoscenza delle caratteristiche strutturali del suo basamento e della crosta intermedia e profonda.
“I segnali sismici saranno acquisiti a terra tramite la rete sismica permanente dell’Ingv, integrata da una rete temporanea di 100 stazioni che verranno collocate sia sull’Etna sia nei territori circostanti, nelle provincie di Catania, Messina e Siracusa”, commenta Patanè. “Sul fondo marino sarà invece disposta una rete di stazioni sismiche (OBS/H, Ocean Bottom Seismometers), per la registrazione della sismicità artificiale e naturale”.
La rete di stazioni OBS coprirà una zona che si estende dall’area etnea fino all’arcipelago delle Isole Eolie allo scopo di indagare le strutture tettoniche regionali che si estendono dal Tirreno meridionale allo Ionio e che interagiscono con il sistema vulcanico etneo. Durante le crociere verranno, inoltre, utilizzati magnetometri e gravimetri al fine di realizzare mappe di anomalia magnetica e gravimetrica.
“L’insieme dei dati acquisiti durante l’esperimento permetterà di realizzare un’accurata tomografia dell’area investigata, capace di gettare nuova luce nella comprensione dei processi di risalita del magna dell’Etna”, conclude Patanè.
Parteciperanno alla Conferenza, tra gli altri, il Presidente dell’Ingv Stefano Gresta, il Comandante militare marittimo autonomo in Sicilia, Contrammiraglio Roberto Camerini, il rettore dell’Università di Catania, Giacomo Pignataro, il Direttore dell’Ufficio rischio sismico e vulcanico del Dipartimento della protezione civile (Dpc), Mauro Rosi, e l’Assessore alla Protezione civile del Comune di Catania, Luigi Bosco. tomo etna locandina

C.S. Ingv

6 Comments

di Turi Caggegi

E' tra i vulcanologi che più conoscono l'Etna e tra quelli più conosciuti anche all'estero. Tedesco, sui cinquanta, una moglie e una figlia con cui divide e condivide l'amore per l'Etna. Boris Behncke lavora all'Ingv di Catania Osservatorio Etneo e da molti anni vive sul vulcano siciliano, tanto che il suo accento teutonico ormai si è mescolato a quello catanese, con effetti divertenti e bizzarri. Lo abbiamo incontrato per parlare di Etna.

Turi Caggegi: Boris, com'è stato l'anno dell'Etna, il 2013 è stato un anno da record per le eruzioni?

Boris Behncke: Sicuramente il 2013 è stato molto ricco di eventi vulcanici all'Etna, da record magari no. Gli anni da record restano il 1998, 1999 e il 2000 (quest'ultimo con 66 episodi parossistici al - vecchio - Cratere di Sud-Est). Abbiamo avuto due periodi molto movimentati, gennaio-aprile e ottobre-dicembre, con situazioni anche a volte quasi drammatiche e pericolose; invece l'Etna ci ha regalato un'estate tranquilla e questo lo apprezzo molto!

T: Come definiresti lo stato attuale del vulcano?

B: Diciamo che da qualche decennio ormai l'Etna gode di un ottimo stato di salute. A partire dagli anni '70 l'attività (in termini di frequenza, intensità e volumi delle eruzioni) è sui più alti livelli degli ultimi secoli

T: Attualmente si dice che sia tra i vulcani più attivi al mondo. E' vero?

B: Probabilmente in termini di "produttività" (cioè il volume di magma eruttato in un determinato intervallo di tempo), l'Etna è secondo dopo il Kilauea, alle Hawaii

T: In questa classifica "vulcaniana" quindi l'Etna sarebbe secondo assoluto. Un bel record. Anche per questo quest'anno è arrivato il riconoscimento come Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco?

B: Certamente questo è stato uno dei motivi di tale riconoscimento, oltre alla eccezionale "versatilità" in termini di stili di attività vulcanica, l'enorme varietà di ambienti e paesaggi etnei, nonché il contesto umano-storico-culturale (non considerando elementi come la "munnizza")

T:   Cosa rende l'Etna un vulcano unico al mondo?

B: L'Etna si distingue fra i vulcani di questo pianeta per la vasta gamma di fenomeni e prodotti eruttivi, la frequente attività, che di volta in volta - persino da un parossismo all'altro - è diversa e ha sempre elementi nuovi, mai visti in precedenza; il "record" di eruzioni documentate da testimonianze scritte è il più lungo fra tutti i vulcani sulla Terra; l'Etna è molto accessibile e anche per questo è monitorato con i più sofisticati ed elaborati sistemi di sorveglianza al mondo, inoltre, in termini di pubblicazioni scientifiche, è il vulcano più "pubblicato" al mondo. A tutto ciò c'è da aggiungere che la crescita del nuovo cono del Cratere di Sud-Est è la più rapida crescita di un nuovo edificio vulcanico mai documentato: il cono ha raggiunto un'altezza di circa 300 m sopra la sua base in meno di 3 anni, però in realtà è cresciuto soltanto durante gli episodi parossistici, che tutti insieme rappresentano non più di una settimana!

T: Insomma è davvero un vulcano straordinario. A proposito del monitoraggio scientifico, mi parli del lavoro che fate all'Ingv di Catania?

B: L'INGV di Catania è responsabile dellla sorveglianza, del monitoraggio e della ricerca scientifica sui vulcani siciliani e dei terremoti in Sicilia. Ciò si svolge in tempo reale, in Sala Operativa, dove arrivano i segnali di più di 150 strumenti sul territorio siciliano, fra cui molte stazioni sismiche (circa 50 solo sull'Etna), stazioni GPS e clinometri per misurare le deformazioni del suolo, strumenti per misurare le emissioni di gas, cambiamenti magnetici e gravimetrici e ancora altri strumenti. Tutto ciò permette di ottenere dati di altissima qualità in tempo reale e riconoscere rapidamente i segnali precursori dei fenomeni eruttivi più rilevanti, come ad esempio gli episodi esplosivi parossistici che minacciano di interessare zone popolate con ricadute pesanti di materiale piroclastico (cenere e lapilli), e di influenzare anche il traffico aereo e l'operatività dell'aeroporto di Catania. Questi dati saranno anche preziosi quando l'Etna ritornerà a fare eruzioni di fianco, che si possono svolgere più vicino alle zone popolate e rappresentano, nel lungo termine, una notevole minaccia per centri abitati, infrastrutture e terreni coltivati.

T: Ritorna l'eterna domanda... a cui tu cerchi di rispondere nei tuoi frequenti appuntamenti scientifico-culturali nei vari paesi che sorgono sulle pendici della nostra "Montagna": l'Etna è un Vulcano buono o cattivo?

B: L'Etna non è certo un "vulcano killer" come alcuni altri, tipo Vesuvio, grazie anche al fatto che le zone popolate distano più di 10 km dalle zone più frequentemente interessate dall'attività. Per questo motivo, le uniche vittime causate direttamente dalle eruzioni dell'Etna - 77 in tutto il periodo storico, cioè più di 2700 anni - sono avvenute nei pressi dei centri eruttivi o in un caso, nel luogo dove una colata di lava ha invaso una cisterna piena di acqua, causando una forte esplosione (1843 vicino a Bronte). Tuttavia, le eruzioni di fianco possono arrecare grandi danni materiali e distruggere parzialmente o completamente centri abitati, come è successo più recentemente a Mascali, nel 1928. Certamente va considerato in primis, che l'Etna è un vulcano ATTIVO, fatto che implica che può causare problemi anche seri, e vista la forte urbanizzazione soprattutto dei settori sud e est dell'Etna, di problemi ne causerà sicuramente nel futuro.

T: E' stata davvero strabiliante, come ricordavi, la crescita del Nuovo Cratere di Sud Est. Ci racconti brevemente la sua storia?

B: Il Nuovo Cratere di Sud-Est nasce nella primavera del 2007, poco dopo l'ultimo episodio parossistico del "vecchio" cratere di Sud-Est, quando per collasso si è formato un buco di sprofondamento ("pit crater") sul basso versante orientale del vecchio cono. Da questo "pit crater", ha inizio un'attività stromboliana nella seconda metà di agosto 2007, che culmina in un primo episodio parossistico nella notte del 4-5 settembre 2007, seguito da un altro il 23-24 novembre 2007, e un terzo, violentissimo, il 10 maggio 2008. L'attività di questo nuovo cratere viene interrotta, per quasi tre anni, dalla vicina eruzione di fianco iniziata il 13 maggio 2008 e conclusasi il 6 luglio 2009. Da gennaio 2011, c'è stata una serie di 46 episodi eruttivi, la maggior parte con fontane di lava, colate laviche e alte colonne di materiale piroclastico. Questa serie ha appena avuto il suo ultimo episodio, il 29-31 dicembre 2013

T: Qualcuno pensa che il Nuovo Sud Est adesso sia la cima più alta dell'Etna, o sia prossimo ad esserlo. Come stanno le cose?

B:  Ancora deve crescere "u picciriddu", gli mancano ancora circa 50 metri per diventare la nuova vetta, che resta tuttora il Cratere di Nord-Est, con un'altezza di 3329 m sopra il livello del mare

T: Boris, ci avviamo alla conclusione di questa chiacchierata. Immagino che tu abbia un rapporto speciale con l'Etna, che qui molti considerano donna e quasi umana...

B: E' la tipica "mamma di campagna sicula", un po' brontolona, però generosissima (tante cose buone da mangiare e bere, grazie all'enorme fertilità dei suoli vulcanici), e ogni tanto un po' nervosa che dà schiaffi a raffica, ma questi scoppi di rabbia non durano mai tanto tempo

T: Una curiosità che credo abbiano in molti: qual è la tua storia, come sei finito qui e che progetti hai per il futuro?

B: Ho cominciato ad interessarmi dei vulcani da bambino, sentendo parlare nei telegiornali e nei giornali di un'eruzione molto spettacolare in Islanda (era l'eruzione di Heimaey nel 1973). Negli anni successivi, seguendo gli eventi vulcanici sempre attraverso i mass-media, vedevo che ogni anno spuntava lo stesso vulcano, l'Etna, e ho cominciato a capire che fosse un vulcano straordinario. Dopo la maturità scolastica mi sono iscritto in Scienze Geologiche all'università con l'idea di diventare vulcanologo; conseguito il titolo di Laurea ancora in Germania, ho deciso nel 1997 di trasferirmi sul mio vulcano preferito - che ormai visitavo regolarmente ogni anno dal 1989 in poi - e partecipare al concorso per un dottorato di ricerca presso l'Università di Catania. Dopo la conclusione del dottorato, ho avuto un contratto - un assegno di ricerca - presso l'INGV di Catania, dove lavoro tuttora, ora come ricercatore ma a tempo determinato. Ciò significa che faccio parte del significativo precariato dell'INGV che ha un ruolo fondamentale nel garantire una continua sorveglianza dell'attività sismica e vulcanica sul territorio. I miei progetti per il futuro? Vedere il più possibile delle eruzioni dell'Etna che devono ancora avvenire, meglio se facendolo posso anche guadagnare abbastanza per sostenere la mia famiglia, e vedere crescere mia figlia (il che tutto sommato significa che non ho intenzione di morire presto) 🙂

T: Grazie Boris, buona Etna e buon 2014!

B: Un abbraccio carissimo.