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di Sergio Mangiameli -

Tutto inizia alla fine degli anni ’90, quando la guida del Parco dell’Etna Orazio Distefano, racconta a Ettore Cirino, botanico del Parco stesso, di un gruppo di alberi meritevole di attenzione: le querce secolari di Monte Egitto (Etna ovest, Bronte, intorno a quota 1650 m). Censire i monumenti vegetali del territorio protetto, è uno dei progetti del Parco in quegli anni, parzialmente portato a termine con una pubblicazione, un po’ prima dell’improvvisa scomparsa dello stesso Cirino. Il botanico dunque non riesce a completare l’opera di censimento, e sfuma anche la pubblicazione  di un secondo volume nel quale avrebbe voluto inserire le spettacolari querce di Monte Egitto segnalate da Distefano.

Ma fermiamoci un attimo e facciamo un inquadramento generale. Monte Egitto è un conetto avventizio (non un piccolo vulcano, ma un cratere occasionale laterale dell’Etna, attivatosi una volta e poi spento) di alcune migliaia di anni fa, successivamente circondato da una serie di colate, ultime quelle del 1832 di Monte Nunziata e subito dopo quelle del 1843 della bottoniera “Bocche di fuoco”, che arrivarono vicino all’abitato di Bronte. All’interno della bocca eruttiva, nel corso del tempo, la vita è ripresa tanto da arrivare a far crescere 56 querce di grandezza ed età straordinarie –  “Sono di età prossima ai mille anni”, ha riconosciuto recentemente la prof.ssa Emilia Poli Marchese, emerita botanica catanese di fama internazionale.

Negli anni ’50, però, nel quadro di una grandiosa opera di rimboschimento di pino laricio da parte del Corpo Forestale Regionale in tutta l’Etna, Monte Egitto non ne rimane escluso. E così, in oltre cinquant’anni, la pineta prende il sopravvento sulle querce (che poi per esattezza sono roverelle), circondandole e di fatto quasi soffocandole.

Si arriva a un giorno di fine estate dell’anno 2010, quando avviene un altro fatto importante, che vede ancora protagonista e testimone la guida Orazio Distefano.

Distefano accompagna a Monte Egitto, per un sopralluogo conoscitivo, lo scienziato tedesco esperto di faggi, Michael Succow, insieme ad alcuni volontari dell’associazione Giacche Verdi di Bronte. Il prof. Succow rimane sbalordito dalle dimensioni e dalla bellezza delle querce, e di ritorno a Bronte, al convegno al quale è invitato come relatore, modifica l’oggetto principale del proprio intervento, decantando la magnificenza arborea appena vista. E invoca degli interventi per la salvaguardia di queste preziose querce dall’attacco dei pini intorno.

Ecco che le Giacche Verdi si attivano e, insieme alla fondazione tedesca Manfred Hermsen, compiono un censimento e formulano una proposta di intervento per il taglio dei pini individuati (poco più di un centinaio). La cosa non è così semplice per vari motivi: pur ricadendo all’interno della zona A di protezione integrale del Parco dell’Etna, Monte Egitto non è di proprietà del Parco ma del Comune di Bronte, ed è gestito dall’Azienda Foreste Demaniali; inoltre, l’area ricade all’interno della zona “Sciare di Roccazzo della Bandiera, sito d’interesse comunitario SIC”, che necessita di una valutazione d’incidenza che a sua volta deve esser fatta dall’Azienda Foreste. In più, pare ci sia un’evidenza di entomofauna, che la stessa Azienda Foreste solleva.

L’Azienda dal canto suo, prendendo spunto dalla proposta delle Giacche Verdi, redige un progetto esecutivo, completo della Valutazione di Incidenza, necessaria all’interno di un SIC.

Nell’ottobre del 2013, le parti interessate (Parco dell’Etna, Azienda Foreste Demaniali provincia di Catania, VII Servizio Fitosanitario Forestale dell’Azienda Foreste, le Giacche Verdi e la fondazione Manfred Hermsen) sottoscrivono un protocollo d’intesa, in cui si mettono d’accordo sul procedimento, definendo anche i rispettivi ruoli. L’ultimo passo è quello di sapere approfonditamente come stanno le cose allo stato attuale per poter esser in grado di valutare i risultati dell’intervento. In sostanza, manca il monitoraggio ante e post intervento. Per questa ragione nel dicembre del 2013, il Parco dell’Etna affida all’Accademia Italiana di Scienze Forestali (A.I.S.F.) la redazione del Piano di Monitoraggio “Conservazione delle querce centenarie di Monte Egitto”.

Censimento, monitoraggio, studi specifici prima dell’intervento, oggi sono fatti. Resta da fare il lavoro di completamento (taglio dei pini, esbosco, etc), per il quale si è in attesa del finanziamento di 200mila euro da fondi strutturali europei PSR. "Spero che i fondi possano arrivare entro la fine di quest'anno tramite la Regione", dichiara Ettore Foti, direttore dell’Aziende Foreste Demaniali della provincia di Catania. “Sito Unesco Patrimonio dell’Umanità è anche Monte Egitto – dice Marisa Mazzaglia, presidente del Parco dell’Etna -  Un tesoro naturale di tutti, che dobbiamo tutelare”.

Il tesoro è di tutti, appunto. Con la speranza che l’incastonatura ultima del taglio dei pini avvenga nella prima finestra temporale possibile, e le querce riprendano così la luce che serve, noi rimarremo attenti a vigilare.Etna Monte Egitto querceEtna Monte Egitto querceEtna Monte Egitto querceEtna Monte Egitto querceEtna Monte Egitto querceEtna Monte Egitto querceEtna Monte Egitto querce