Tag Archives: ingv

Prosegue l?emissione di lava da una bocca effusiva posta a quota 650 m sul versante settentrionale dell?area craterica nord dello Stromboli, che si è aperta il mattino del 7 agosto. Nelle prime ore di questa attività effusiva la lava, dopo aver ricoperto interamente il ?pianoro? a quota 600 m, si è divisa in numerosi bracci, di cui 6 hanno raggiunto il mare. Nella notte fra il 7 e l?8 agosto, l?effusione lavica è diminuita, e nel mattino dell?8 agosto, un solo flusso lavico stava ancora entrando in mare, mentre alcuni piccoli flussi attivi erano in arretramento sull?alto fianco della Sciara del Fuoco, frantumandosi sul ripido pendio e generando frequenti piccole frane. L?ingresso di lava nel mare ha generato quasi continuamente forti interazioni esplosive fra lava e acqua, che generavano getti di vapore, blocchi e cenere alti diverse decine di metri. In serata il flusso lavico verso il mare mostrava una forte diminuzione, e nelle ore notturne è cessato del tutto. Nella mattinata del 9 agosto, stava continuando l?emissione di lava dalla bocca effusiva a quota 650 m, generando una colata lavica con fronti attivi nella parte bassa della Sciara del Fuoco, arrestandosi prima di arrivare alla linea di costa.

Si nota inoltre una forte diminuzione dell?attività esplosiva alle bocche sommitali dello Stromboli, mentre persiste un intenso degassamento dalle medesime bocche.

Fonte: Ingv Catania

Nella giornata del 6 agosto 2014, verso le ore 12:30 GMT (14:30 locali), è cominciato un nuovo trabocco lavico dalla terrazza craterica dello Stromboli, prendendo lo stesso percorso dei trabocchi precedenti di giugno-luglio 2014, nella parte centrale della Sciara del Fuoco. L'inizio dell'attività effusiva è stato accompagnato da una serie di grandi frane di materiale caldo, che hanno rapidamente raggiunto la linea di costa, espandendosi orizzontalmente sulla superficie del mare per alcune decine di metri, come visibile nell'immagine a sinistra, della telecamera termica (SCT) posta a quota 190 m sull'orlo settentrionale della Sciara del Fuoco. L'emissione di lava e la discesa di colate è avvenuta in maniera pulsante, con diversi flussi lavici successivi, che infine hanno raggiunto la linea di costa. Questa attività effusiva è continuata durante la notte e le prime ore del 7 agosto.

Alle ore 05:16 GMT del 7 agosto, ha avuto inizio un secondo, abbondante trabocco lavico dall'area craterica nord della terrazza craterica, che ha rapidamente coperto l'intero "pianoro" a quota 600 m, per poi riversarsi sulla Sciara del Fuoco formando un ampio campo lavico.

In breve tempo, la lava è scesa in diversi bracci lavici verso la costa, accompagnata da numerose frane. L'immagine a sinistra, ripresa dalla telecamera SCT alle ore 06:23 GMT del 7 agosto, mostra tre flussi lavici che entrano nel mare, mentre due altri, in primo piano, stanno per raggiungere la linea di costa.

Questo nuovo episodio effusivo, il più significativo degli ultimi anni, è stato preceduto da diversi trabocchi lavici nella seconda metà di giugno e nelle prime tre settimane di luglio.

Fonte: Ingv Catania

Nella tarda mattinata del 1 agosto 2014, come riferito da fonti attendibili non INGV-OE, si sono osservate ripetute emissioni di cenere molto diluita da un punto ubicato nella parte occidentale del conetto formatosi negli ultimi giorni intorno alla bocca eruttiva del 25 luglio 2014, come mostra la foto a sinistra (pubblicata con gentile permesso dell'autore Francesco Mangiaglia). La medesima bocca sta anche continuando a produrre l'intensa attività stromboliana senza significative variazioni, ed ha ripreso ad emettere una piccola colata di lava in direzione delle bocche del 5 luglio, che anch'esse continuano ad emettere lava verso la Valle del Leone.

L'ampiezza del tremore vulcanico nelle ultime 24 ore non ha mostrato variazioni significative.

Fonte: Ingv Catania

Nella tarda mattinata del 1 agosto 2014, come riferito da fonti attendibili, si sono osservate ripetute emissioni di cenere molto diluita da un punto ubicato nella parte occidentale del conetto formatosi negli ultimi giorni intorno alla bocca eruttiva del 25 luglio 2014, come mostra la foto a sinistra (pubblicata con gentile permesso dell'autore Francesco Mangiaglia). La medesima bocca sta anche continuando a produrre l'intensa attività stromboliana senza significative variazioni, ed ha ripreso ad emettere una piccola colata di lava in direzione delle bocche del 5 luglio, che anch'esse continuano ad emettere lava verso la Valle del Leone.

L'ampiezza del tremore vulcanico nelle ultime 24 ore non ha mostrato variazioni significative.

Fonte: Ingv Catania

L'eruzione subterminale sul fianco orientale del Cratere di Nord-Est (NEC) dell'Etna, che è in corso dal 5 luglio 2014, sta continuando senza significative variazioni. Il teatro eruttivo è caratterizzato da intensa attività stromboliana da una sola bocca (quella apertasi a quota 3100 m circa il 25 luglio), che per alcuni giorni ha anche emesso una piccola colata di lava, e l'emissione di colate di lava dalla zona delle prime due bocche eruttive apertesi il 5 luglio, dove invece è cessata quasi completamente l'attività esplosiva.

Le esplosioni stromboliane stanno avvenendo ad un ritmo di una ogni 2-5 secondi, spesso accompagnate da visibili onde di compressione ("flashing arcs") e boati udibili fino a qualche decina di chilometri di distanza, soprattutto nei settori orientale e nord-orientale del vulcano. Come già osservato in altre occasioni (p.es. durante l'episodio parossistico del Nuovo Cratere di Sud-Est del 14-16 dicembre 2013), i boati sono il risultato dell'esplosione di bolle di lava all'interno della bocca eruttiva. I lanci di bombe e scorie vulcaniche raggiungono talvolta altezze di 200 m, e il raggio di ricaduta di questo materiale intorno alla bocca è di diverse centinaia di metri. Raramente le esplosioni sono accompagnate da piccoli sbuffi di cenere. Le colate laviche, che la settimana scorsa avevano raggiunto lunghezze fino a 1.8 km circa (arrestandosi sulla "sella" fra Valle del Leone e Valle del Bove), negli ultimi giorni si sono sovrapposte a quelle precedenti, con fronti attivi a meno di 1 km di distanza dalle bocche effusive. In generale, si tratta di un'attività dalle proporzioni piuttosto modeste, ed interamente confinata alla zona sommitale.

L'ampiezza del tremore vulcanico, che contemporaneamente con l'apertura della bocca eruttiva del 25 luglio aveva mostrato un graduale incremento, si mantiene su un livello superiore a quello normale.

Fonte: Ingv Catania

L'eruzione subterminale sul fianco orientale del Cratere di Nord-Est (NEC) dell'Etna, che è in corso dal 5 luglio 2014, sta continuando senza significative variazioni. Il teatro eruttivo è caratterizzato da intensa attività stromboliana dalla bocca apertasi a quota 3100 m circa il 25 luglio, che per alcuni giorni ha anche emesso una piccola colata di lava, e l'emissione di colate di lava dalla zona delle prime due bocche eruttive apertesi il 5 luglio, dove invece l'attività esplosiva è fortemente diminuita.

Le esplosioni stromboliane stanno avvenendo ad intervalli di circa 2-5 secondi, e sono spesso accompagnate da visibili onde di compressione ("flashing arcs") e boati udibili fino a qualche decina di chilometri di distanza, soprattutto nei settori orientale e nord-orientale del vulcano. Come già osservato in altre occasioni (p.es. durante l'episodio parossistico del Nuovo Cratere di Sud-Est del 14-16 dicembre 2013), i boati sono il risultato dell'esplosione di bolle di lava all'interno della bocca eruttiva. I lanci di bombe e scorie vulcaniche raggiungono talvolta altezze di 200 m, e il raggio di ricaduta di questo materiale intorno alla bocca è di diverse centinaia di metri. Raramente le esplosioni sono accompagnate da piccoli sbuffi di cenere. Le colate laviche, che la settimana scorsa avevano raggiunto lunghezze fino a 1.8 km circa (arrestandosi sulla "sella" fra Valle del Leone e Valle del Bove), negli ultimi giorni si sono sovrapposte a quelle precedenti, con fronti attivi a meno di 1 km di distanza dalle bocche effusive. In generale, si tratta di un'attività eruttiva dalle proporzioni piuttosto modeste, ed interamente confinata alla zona sommitale.

L'ampiezza del tremore vulcanico, che contemporaneamente con l'apertura della bocca eruttiva del 25 luglio aveva mostrato un graduale incremento, si mantiene su un livello superiore a quello normale.

Fonte: Ingv Catania

Nella mattinata del 25 luglio 2014, verso le ore 09:14 GMT (=ore locali -2), si è aperta una nuova bocca eruttiva nei pressi della fessura eruttiva già in attività dal 5 luglio, sul versante orientale del cono del Cratere di Nord-Est (vedi l'aggiornamento dell'11 luglio 2014). La nuova bocca si trova ad una distanza di circa 150-200 m a nord rispetto a quelle del 5 luglio, ed è fonte di esplosioni stromboliane, accompagnate a volte da modeste quantità di cenere vulcanica, come mostra l'immagine qui a sinistra, ripresa da Benito Morabito. Il fenomeno è stato osservato da personale INGV-Osservatorio Etneo presente sul terreno, ed è stato anche documentato nelle immagini della telecamera termica di Monte Cagliato (EMCT). Al momento (ore 12:30 GMT del 25 luglio) non c'è evidenza di emissione di lava dalla nuova bocca; continua invece ancora l'attività esplosiva ad una delle due bocche esplosive formatesi il 5 luglio, e l'emissione di lava dalla medesima bocca.

Negli ultimi giorni sono state inoltre osservate sporadiche emissioni di gas caldo, raramente miste con piccole quantità di cenere vulcanica, dal Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC). Alcune di queste emissioni hanno generato piccole anomalie nelle immagini della telecamera termica sulla Montagnola (EMOT).

Fonte: Ingv Catania

Nel primo pomeriggio del 5 luglio 2014, nelle immagini della telecamera termica di Monte Cagliato, sul fianco orientale dell'Etna, è apparsa una piccola anomalia termica alla base orientale del cono del Cratere di Nord-Est, sull'alta parete occidentale della Valle del Bove; all'imbrunire nella stessa zona è stato osservato un debole bagliore. Un sopralluogo effettuato da personale INGV-Osservatorio Etneo nella notte del 5-6 luglio, ha rivelato la presenza di una piccola fessura eruttiva, lunga poche decine di metri, che mostrava una debole attività di spattering (lancio di brandelli di lava fluida) e che alimentava una colata lavica che aveva percorso circa 100 m. La frattura era ubicata fra 3010 e 3025 m di quota, nella sella morfologica fra i coni dei crateri di Nord-Est e Sud-Est.

Nei giorni consecutivi, è continuata l'attività alla nuova fessura, con due bocche in attività esplosiva intorno alle quali si stavano formando piccoli coni (hornitos), come mostra la foto a sinistra, ripresa il 7 luglio da Marco Neri (INGV-OE); la colata di lava era debolmente alimentata, avanzando poco ma formando ripetute sovrapposizioni. L'attività esplosiva mostrava una lenta tendenza ad intensificarsi, in corrispondenza con un graduale e modesto aumento dell'ampiezza del tremore vulcanico. Sono inoltre state osservate deboli e sporadiche esplosioni stromboliane e piccole emissioni di cenere al Nuovo Cratere di Sud-Est nei giorni 6-7 luglio; tale attività è successivamente cessata.

Al momento, l'attività alla nuova fessura sta continuando, con frequenti esplosioni stromboliane dalle bocche esplosive che lanciano materiale piroclastico fino ad alcune decine di metri in altezza e producono boati udibili nei vicini centri abitati. La colata di lava ha formato due rami, il più lungo dei quali è arrivato sul fondo della Valle del Leone (la parte alta nord-occidentale della Valle del Bove), a poco meno di 1.5 km di distanza dalla fessura eruttiva.

L'ampiezza del tremore vulcanico si mantiene su un livello modesto, mostrando tuttavia un generale ma molto lento aumento.

Ulteriori aggiornamenti verranno tempestivamente comunicati.

Dopo gli episodi effusivi del 17 giugno e del 22-24 giugno 2014, lo Stromboli ha prodotto ulteriori episodi con intensa attività di spattering ed emissione di colate di lava sulla parte alta della Sciara del Fuoco.

Un nuovo trabocco di lava dalla stessa bocca eruttiva già fonte della colata lavica del 22-24 giugno, N2 nella parte settentrionale della terrazza craterica, ha avuto inizio nel mattino del 29 giugno. Inizialmente la lava si è riversata verso l'interno della terrazza craterica, però alcune ore dopo, un secondo trabocco si è sviluppato sulla Sciara del Fuoco. Una vivace attività di spattering con lanci di brandelli di lava fluida alti diverse decine di metri era in corso alla bocca stessa, interrotta occasionalmente da esplosioni molto più forti. Nei giorni 30 giugno e 1 luglio, si sono ripetutamente formate delle modeste frane sulla Sciara del Fuoco, come quella nella foto a sinistra, ripresa il 30 giugno da Filippo Murè (INGV-OE). Nella serata dell'1 luglio, la colata era solo scarsamente alimentata, mentre alla bocca eruttiva (N2) continuava una vivace attività di spattering.

Nelle ore mattutine del 7 luglio, è cominciato un nuovo trabocco dalla medesima bocca, che si è riversato sull'alta parte della Sciara del Fuoco seguendo il percorso del trabocco precedente. Il trabocco ha cominciato alle ore 05:33 GMT (=ore locali -2), quando il crollo di una parte del conetto piroclastico formatosi intorno alla bocca N2 ha generato una valanga ardente, che è scesa fino alla costa, seguita dalla messa in posto del flusso lavico. L'immagine qui a sinistra, ripresa dalla telecamera visiva a quota 400 (SQV), mostra l'inizio di questa fase, con una densa nube di cenere marrone sollevata dalla valanga ardente. Nella serata del 7 luglio, l'attività effusiva era molto ridotta e si è esaurita durante la notte.

Un ulteriore trabocco lavico sulla Sciara del Fuoco ha avuto inizio nel pomeriggio del 9 luglio, sempre originando dalla bocca N2, anch'esso accompagnato da piccole frane. L'effusione lavica è diminuita notevolmente in serata, ma poco prima delle ore 02:00 GMT del 10 luglio, è nuovamente aumentata, generando un nuovo flusso lavico su quello precedente, ormai in raffreddamento. Questo nuovo flusso lavico è stato accompagnato da una intensa attività di spattering e piccole frane sulla Sciara del Fuoco. Durante la giornata, l'attività effusiva è gradualmente diminuita, e in serata la colata lavica era scarsamente alimentata.

Ulteriori aggiornamenti verranno tempestivamente comunicati.

Fonte: Ingv Catania

Prende il via il 25 giugno e proseguirà fino al 20 luglio in Sicilia, sul Monte Etna e nella porzione di mare antistante, un esperimento scientifico coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) - Sezione di Catania, denominato “Tomo-Etna”, che vedrà la partecipazione di oltre 60 ricercatori provenienti da tutto il mondo: Italia, Spagna, Germania, Russia, Stati Uniti, Irlanda e Messico. La ricerca, realizzata nell’ambito dei due progetti europei “Mediterranean Supersite Volcanoes (Medsuv)” ed “Eurofleets 2” del Settimo programma quadro, verrà supportata dalla Marina Militare Italiana.
L’Etna sorge in una regione complessa dal punto di vista geodinamico, dove la distribuzione delle principali strutture tettoniche (faglie) gioca un ruolo fondamentale nella dinamica eruttiva. Le sue radici si collocano in una zona di convergenza, dove si hanno sia moti compressivi, dovuti alla subduzione della placca ionica al di sotto della Calabria, sia distensivi, dovuti al moto rotatorio di una porzione della placca africana in collisione con quella euroasiatica. Ancora oggi i maggiori limiti nella comprensione della dinamica di questo vulcano risiedono in parte nella mancata conoscenza delle caratteristiche strutturali del suo basamento e della crosta intermedia e profonda. Infatti, sebbene l’intera Sicilia sia stata oggetto di campagne pionieristiche di sismica crostale profonda tra il 1968 e il 1994 e successivamente solo di campagne a mare (es. progetto CROP), che hanno permesso di ottenere buone informazioni sulle strutture tettoniche offshore, la conoscenza delle principali faglie presenti nella terraferma è ancora decisamente carente. Ad esempio, è ancora poco nota la struttura tettonica che ha generato il terremoto del 1818 di magnitudo 6.1, ad oggi considerato un evento “anomalo” nel contesto dei terremoti etnei. Analogamente, risultano ancora poco caratterizzate le grandi strutture tettoniche regionali che interagiscono con l’Etna, come la fascia strutturale della scarpata “Ibleo-Maltese” in prossimità dell’Etna e la struttura denominata “Tindari-Letojanni” che si sviluppa a nord dell’Etna e prosegue attraversando il Golfo di Patti sino all’isola di Vulcano. In questo settore della Sicilia, estremamente complesso dal punto di vista geodinamico, esistono molte ipotesi ma manca ancora un modello definitivo, che spieghi in modo univoco come interagiscono le grandi strutture tettoniche con il vulcanismo Etneo.
L’obiettivo dell’esperimento Tomo-Etna, è quello di analizzare le strutture tettoniche e subvulcaniche della crosta su cui poggia il Monte Etna, comprese le strutture crostali delle aree adiacenti sia a terra che a mare, attraverso tecniche di sismica attiva (che sfruttano le onde generate in acqua con aria compressa) e passiva (mediante la registrazione degli eventi sismici naturali).
La nave oceanografica spagnola Sarmiento de Gamboa CSIC-UTM (Spagna) e la nave greca Aegea contribuiranno alla sperimentazione programmata, unitamente alla nave idro-oceanografica Galatea della Marina Militare Italiana, e probabilmente ad una ulteriore unità navale di supporto per la fase relativa alle attività di sismica a riflessione.
Le attività a mare verranno condotte a distanza dalla costa da un minimo di 3-4 km sino ad un massimo di circa 50 km, e oltre alla parte Ionica sarà interessata anche l’area del basso Tirreno tra il Golfo di Patti e le isole Eolie. Nel corso della crociera verrà anche utilizzato un cavo di 240 geofoni lungo 3 km, il quale servirà per realizzare numerosi profili di sismica a riflessione (per circa 1400 km), finalizzati a conoscere nel dettaglio le principali discontinuità della crosta e ricostruire con precisione la topografia del mantello (MOHO).
I segnali sismici saranno acquisiti a terra tramite le 70 stazioni della rete sismica permanente dell’Ingv, integrata da una rete temporanea di 100 stazioni dell’Istituto di ricerca GFZ (Germania) che verranno collocate sia sull’Etna sia nei territori circostanti, nelle provincie di Catania, Messina e Siracusa. Sul fondo marino sarà invece disposta una rete di 25 stazioni sismiche (OBS/H, Ocean Bottom Seismometers), per la registrazione della sismicità artificiale e naturale.
La rete di stazioni OBS coprirà una zona che si estende dall’area etnea fino all’arcipelago delle Isole Eolie allo scopo di ottenere, per la prima volta, una tomografia 3D ad alta risoluzione nell’area marina antistante l’Etna e di indagare con grande dettaglio le strutture tettoniche regionali che si estendono dal Tirreno meridionale allo Ionio e che interagiscono con il sistema vulcanico etneo. Durante le crociere verranno anche utilizzati magnetometri e gravimetri al fine di realizzare mappe di anomalia magnetica e gravimetrica. Inoltre, per rilevare gli elementi geologici superficiali delle aree sommerse, saranno effettuate indagini Multibeam e Side-scan Sonar in aree di particolare interesse e laddove i dati già esistenti non offrono una risoluzione adeguata.
L’insieme dei dati acquisiti durante l’esperimento permetterà di realizzare, quindi, un’accurata tomografia dell’Etna, capace di gettare nuova luce nella comprensione dei processi di risalita magmatici. Grazie a questo esperimento, che interesserà anche le aree circostanti il vulcano, inclusa la sua parte a mare prospiciente, sarà possibile anche investigare i meccanismi di “scivolamento” del fianco orientale del vulcano e, ancora, studiare le diverse faglie che sono presenti al di sotto della copertura vulcanica e nella parte a mare. Inoltre, sarà possibile verificare la struttura di rigonfiamento che c’è nella porzione dei fondali di fronte l’Etna, unitamente all’ipotesi di un vulcano sottomarino sostenuta da alcuni ricercatori anni orsono.
I risultati attesi avranno un effetto positivo non solo sulla comunità scientifica vulcanologica, ma anche sulla popolazione che vive ai piedi del vulcano, visto che questi risultati potranno dare un contributo alla mitigazione del rischio vulcanico. Infatti, l'attuale vulnerabilità della società alle eruzioni vulcaniche è fortemente aumentata negli ultimi decenni, come dimostrato dalle conseguenze delle recenti eruzioni etnee nonostante la loro piccola magnitudo. In questa prospettiva, pertanto, meglio sono conosciuti i processi vulcanici più si è pronti a mitigarne l’impatto sul territorio. Infine, la migliore definizione della complessa geometria di faglie e di unità litologiche che caratterizzano la crosta in questo settore della Sicilia potrà consentire una più adeguata ed efficace mitigazione del rischio sismico in una delle aree sismiche più pericolose d’Italia.

Da C.S. Ingv

tomo etnatomo etna ingvphoca_thumb_l_DSC_6171tomo etna

 

In June and July an important seismic experiment in Sicily (Italy), focused at Etna volcano and its surrounding areas named TOMO-ETNA, will take place. The seismic experiment is part of the activities of the European project “MEDiterranean SUpersite Volcanoes (MED-SUV)”, which is coordinated by Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. TOMO-ETNA, integrates MED-SUV efforts with the resources of another EC research project (EUROFLEETS 2), and of others funding agencies from Italy (INGV), Spain (CSIC), and Germany (GFZ). Furthermore, TOMO-ETNA is also supported by the active participation of the Marina Militare Italiana.

The focus of this experiment concerns the investigation of Etna volcano roots by means of passive and active refraction (WAS) and reflection (MCS) seismic methods. The experiment will be performed both on-land and offshore by a new high-resolution tomography (seismic tomography experiment - TOMO-ETNA) that will improve the 3D image of crustal structures beneath the volcano and the surrounding areas. The final goal is to gain a structural model of the crust in northern Sicily, including a better mapping of tectonic structures (faults), and to define the physical processes controlling magma ascent beneath Mt. Etna.

In the experiment simultaneous artificial seismic signals generated by air-guns from a oceanographic research vessel (Sarmiento de Gamboa, Spain) and natural seismicity of the region will be used. Additionally, the Galatea vessel from the Istituto Idrografico della Marina Militare will be used to carry out further geophysical surveys (such as gravity and magnetic measurements) and to support activities at sea.

The scheduled activities are divided into two actions, land and sea, and will last from June 25th to July 20th. Seismic signals will be generated at sea and recorded by about 170 seismic stations deployed on-land and 25 OBS (ocean bottom seismometer) at the seafloor. It is expected the participation of more than 60 researchers from different countries, mainly from Italy and Spain but also from Germany, Russia, US, Ireland and Mexico.

The TOMO-ETNA experiment will be coordinated from Prof Jesus Ibanez of the University of Granada (Spain) and by Prof Domenico Patanè and Dr Mauro Coltelli from the  INGV, Sezione di Catania - Osservatorio Etneo.

The expected results will impact not only the local and European volcanological communities but also the population leaving on the volcano in terms of volcano risk mitigation. Indeed, the current vulnerability of society to volcanic eruptions is increased significantly in recent decades, as demonstrated by the consequences of the recent eruptions of Mount Etna in spite of their small magnitude. In this perspective, therefore, the better the volcanic processes are known the more we can be prepared to mitigate the impact on the territory.

phoca_thumb_l_DSC_6234 phoca_thumb_l_DSC_6171