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Prende il via il 25 giugno e proseguirà fino al 20 luglio in Sicilia, sul Monte Etna e nella porzione di mare antistante, un esperimento scientifico coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) - Sezione di Catania, denominato “Tomo-Etna”, che vedrà la partecipazione di oltre 60 ricercatori provenienti da tutto il mondo: Italia, Spagna, Germania, Russia, Stati Uniti, Irlanda e Messico. La ricerca, realizzata nell’ambito dei due progetti europei “Mediterranean Supersite Volcanoes (Medsuv)” ed “Eurofleets 2” del Settimo programma quadro, verrà supportata dalla Marina Militare Italiana.
L’Etna sorge in una regione complessa dal punto di vista geodinamico, dove la distribuzione delle principali strutture tettoniche (faglie) gioca un ruolo fondamentale nella dinamica eruttiva. Le sue radici si collocano in una zona di convergenza, dove si hanno sia moti compressivi, dovuti alla subduzione della placca ionica al di sotto della Calabria, sia distensivi, dovuti al moto rotatorio di una porzione della placca africana in collisione con quella euroasiatica. Ancora oggi i maggiori limiti nella comprensione della dinamica di questo vulcano risiedono in parte nella mancata conoscenza delle caratteristiche strutturali del suo basamento e della crosta intermedia e profonda. Infatti, sebbene l’intera Sicilia sia stata oggetto di campagne pionieristiche di sismica crostale profonda tra il 1968 e il 1994 e successivamente solo di campagne a mare (es. progetto CROP), che hanno permesso di ottenere buone informazioni sulle strutture tettoniche offshore, la conoscenza delle principali faglie presenti nella terraferma è ancora decisamente carente. Ad esempio, è ancora poco nota la struttura tettonica che ha generato il terremoto del 1818 di magnitudo 6.1, ad oggi considerato un evento “anomalo” nel contesto dei terremoti etnei. Analogamente, risultano ancora poco caratterizzate le grandi strutture tettoniche regionali che interagiscono con l’Etna, come la fascia strutturale della scarpata “Ibleo-Maltese” in prossimità dell’Etna e la struttura denominata “Tindari-Letojanni” che si sviluppa a nord dell’Etna e prosegue attraversando il Golfo di Patti sino all’isola di Vulcano. In questo settore della Sicilia, estremamente complesso dal punto di vista geodinamico, esistono molte ipotesi ma manca ancora un modello definitivo, che spieghi in modo univoco come interagiscono le grandi strutture tettoniche con il vulcanismo Etneo.
L’obiettivo dell’esperimento Tomo-Etna, è quello di analizzare le strutture tettoniche e subvulcaniche della crosta su cui poggia il Monte Etna, comprese le strutture crostali delle aree adiacenti sia a terra che a mare, attraverso tecniche di sismica attiva (che sfruttano le onde generate in acqua con aria compressa) e passiva (mediante la registrazione degli eventi sismici naturali).
La nave oceanografica spagnola Sarmiento de Gamboa CSIC-UTM (Spagna) e la nave greca Aegea contribuiranno alla sperimentazione programmata, unitamente alla nave idro-oceanografica Galatea della Marina Militare Italiana, e probabilmente ad una ulteriore unità navale di supporto per la fase relativa alle attività di sismica a riflessione.
Le attività a mare verranno condotte a distanza dalla costa da un minimo di 3-4 km sino ad un massimo di circa 50 km, e oltre alla parte Ionica sarà interessata anche l’area del basso Tirreno tra il Golfo di Patti e le isole Eolie. Nel corso della crociera verrà anche utilizzato un cavo di 240 geofoni lungo 3 km, il quale servirà per realizzare numerosi profili di sismica a riflessione (per circa 1400 km), finalizzati a conoscere nel dettaglio le principali discontinuità della crosta e ricostruire con precisione la topografia del mantello (MOHO).
I segnali sismici saranno acquisiti a terra tramite le 70 stazioni della rete sismica permanente dell’Ingv, integrata da una rete temporanea di 100 stazioni dell’Istituto di ricerca GFZ (Germania) che verranno collocate sia sull’Etna sia nei territori circostanti, nelle provincie di Catania, Messina e Siracusa. Sul fondo marino sarà invece disposta una rete di 25 stazioni sismiche (OBS/H, Ocean Bottom Seismometers), per la registrazione della sismicità artificiale e naturale.
La rete di stazioni OBS coprirà una zona che si estende dall’area etnea fino all’arcipelago delle Isole Eolie allo scopo di ottenere, per la prima volta, una tomografia 3D ad alta risoluzione nell’area marina antistante l’Etna e di indagare con grande dettaglio le strutture tettoniche regionali che si estendono dal Tirreno meridionale allo Ionio e che interagiscono con il sistema vulcanico etneo. Durante le crociere verranno anche utilizzati magnetometri e gravimetri al fine di realizzare mappe di anomalia magnetica e gravimetrica. Inoltre, per rilevare gli elementi geologici superficiali delle aree sommerse, saranno effettuate indagini Multibeam e Side-scan Sonar in aree di particolare interesse e laddove i dati già esistenti non offrono una risoluzione adeguata.
L’insieme dei dati acquisiti durante l’esperimento permetterà di realizzare, quindi, un’accurata tomografia dell’Etna, capace di gettare nuova luce nella comprensione dei processi di risalita magmatici. Grazie a questo esperimento, che interesserà anche le aree circostanti il vulcano, inclusa la sua parte a mare prospiciente, sarà possibile anche investigare i meccanismi di “scivolamento” del fianco orientale del vulcano e, ancora, studiare le diverse faglie che sono presenti al di sotto della copertura vulcanica e nella parte a mare. Inoltre, sarà possibile verificare la struttura di rigonfiamento che c’è nella porzione dei fondali di fronte l’Etna, unitamente all’ipotesi di un vulcano sottomarino sostenuta da alcuni ricercatori anni orsono.
I risultati attesi avranno un effetto positivo non solo sulla comunità scientifica vulcanologica, ma anche sulla popolazione che vive ai piedi del vulcano, visto che questi risultati potranno dare un contributo alla mitigazione del rischio vulcanico. Infatti, l'attuale vulnerabilità della società alle eruzioni vulcaniche è fortemente aumentata negli ultimi decenni, come dimostrato dalle conseguenze delle recenti eruzioni etnee nonostante la loro piccola magnitudo. In questa prospettiva, pertanto, meglio sono conosciuti i processi vulcanici più si è pronti a mitigarne l’impatto sul territorio. Infine, la migliore definizione della complessa geometria di faglie e di unità litologiche che caratterizzano la crosta in questo settore della Sicilia potrà consentire una più adeguata ed efficace mitigazione del rischio sismico in una delle aree sismiche più pericolose d’Italia.

Da C.S. Ingv

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In June and July an important seismic experiment in Sicily (Italy), focused at Etna volcano and its surrounding areas named TOMO-ETNA, will take place. The seismic experiment is part of the activities of the European project “MEDiterranean SUpersite Volcanoes (MED-SUV)”, which is coordinated by Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. TOMO-ETNA, integrates MED-SUV efforts with the resources of another EC research project (EUROFLEETS 2), and of others funding agencies from Italy (INGV), Spain (CSIC), and Germany (GFZ). Furthermore, TOMO-ETNA is also supported by the active participation of the Marina Militare Italiana.

The focus of this experiment concerns the investigation of Etna volcano roots by means of passive and active refraction (WAS) and reflection (MCS) seismic methods. The experiment will be performed both on-land and offshore by a new high-resolution tomography (seismic tomography experiment - TOMO-ETNA) that will improve the 3D image of crustal structures beneath the volcano and the surrounding areas. The final goal is to gain a structural model of the crust in northern Sicily, including a better mapping of tectonic structures (faults), and to define the physical processes controlling magma ascent beneath Mt. Etna.

In the experiment simultaneous artificial seismic signals generated by air-guns from a oceanographic research vessel (Sarmiento de Gamboa, Spain) and natural seismicity of the region will be used. Additionally, the Galatea vessel from the Istituto Idrografico della Marina Militare will be used to carry out further geophysical surveys (such as gravity and magnetic measurements) and to support activities at sea.

The scheduled activities are divided into two actions, land and sea, and will last from June 25th to July 20th. Seismic signals will be generated at sea and recorded by about 170 seismic stations deployed on-land and 25 OBS (ocean bottom seismometer) at the seafloor. It is expected the participation of more than 60 researchers from different countries, mainly from Italy and Spain but also from Germany, Russia, US, Ireland and Mexico.

The TOMO-ETNA experiment will be coordinated from Prof Jesus Ibanez of the University of Granada (Spain) and by Prof Domenico Patanè and Dr Mauro Coltelli from the  INGV, Sezione di Catania - Osservatorio Etneo.

The expected results will impact not only the local and European volcanological communities but also the population leaving on the volcano in terms of volcano risk mitigation. Indeed, the current vulnerability of society to volcanic eruptions is increased significantly in recent decades, as demonstrated by the consequences of the recent eruptions of Mount Etna in spite of their small magnitude. In this perspective, therefore, the better the volcanic processes are known the more we can be prepared to mitigate the impact on the territory.

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Sessanta  ricercatori provenienti da tutto il mondo si danno appuntamento sull’Etna per studiare i processi di risalita del magna di uno dei vulcani più attivi del pianeta. A dare il via al progetto “Tomo-Etna”, l’Ingv di Catania con una conferenza stampa il 28 maggio alle 11.30

Nei prossimi mesi di giugno e luglio avrà luogo in Sicilia, sul Monte Etna e nella porzione di mare antistante, un esperimento scientifico coordinato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) - sezione di Catania, denominato “Tomo-Etna”, che vedrà la partecipazione di oltre 60 ricercatori provenienti da tutto il mondo: Italia, Spagna, Germania, Russia, Stati Uniti, Irlanda e Messico. La ricerca, realizzata  nell’ambito dei due progetti europei “Mediterranean supersite Volcanoes (Medsuv)” ed “Eurofleets 2” del Settimo programma quadro, sarà presentata mercoledì 28 maggio alle 11,30 a Catania in Piazza Roma  2,  nel corso di una conferenza stampa.
“L’obiettivo dell’esperimento Tomo-Etna”, spiega Domenico Patanè, dirigente di ricerca dell’Ingv-sezione di Catania, “è analizzare le strutture tettoniche e subvulcaniche della crosta su cui poggia il Monte Etna, comprese le aree adiacenti sia a terra che a mare, attraverso tecniche di sismica attiva (che sfruttano le onde generate in acqua con aria compressa) e passiva (mediante la registrazione degli eventi sismici naturali)”.
La nave oceanografica spagnola “Sarmiento de Gamboa” e la nave greca “Aegea” contribuiranno, insieme alle unità navali della Marina Militare Italiana, alla sperimentazione programmata.
“L’Etna sorge in una regione complessa dal punto di vista geodinamico, dove la distribuzione delle principali strutture tettoniche (faglie) gioca un ruolo fondamentale nella dinamica eruttiva”, continua il dirigente di ricerca dell’Ingv. “Le sue radici si collocano in una zona di convergenza, dove si hanno sia moti compressivi, dovuti alla subduzione della placca ionica al di sotto della Calabria, sia distensivi, dovuti al moto rotatorio di una porzione della placca africana in collisione con quella euroasiatica”.
Ancora oggi i maggiori limiti nella comprensione della dinamica di questo vulcano risiedono in parte nella mancata conoscenza delle caratteristiche strutturali del suo basamento e della crosta intermedia e profonda.
“I segnali sismici saranno acquisiti a terra tramite la rete sismica permanente dell’Ingv, integrata da una rete temporanea di 100 stazioni che verranno collocate sia sull’Etna sia nei territori circostanti, nelle provincie di Catania, Messina e Siracusa”, commenta Patanè. “Sul fondo marino sarà invece disposta una rete di stazioni sismiche (OBS/H, Ocean Bottom Seismometers), per la registrazione della sismicità artificiale e naturale”.
La rete di stazioni OBS coprirà una zona che si estende dall’area etnea fino all’arcipelago delle Isole Eolie allo scopo di indagare le strutture tettoniche regionali che si estendono dal Tirreno meridionale allo Ionio e che interagiscono con il sistema vulcanico etneo. Durante le crociere verranno, inoltre, utilizzati magnetometri e gravimetri al fine di realizzare mappe di anomalia magnetica e gravimetrica.
“L’insieme dei dati acquisiti durante l’esperimento permetterà di realizzare un’accurata tomografia dell’area investigata, capace di gettare nuova luce nella comprensione dei processi di risalita del magna dell’Etna”, conclude Patanè.
Parteciperanno alla Conferenza, tra gli altri, il Presidente dell’Ingv Stefano Gresta, il Comandante militare marittimo autonomo in Sicilia, Contrammiraglio Roberto Camerini, il rettore dell’Università di Catania, Giacomo Pignataro, il Direttore dell’Ufficio rischio sismico e vulcanico del Dipartimento della protezione civile (Dpc), Mauro Rosi, e l’Assessore alla Protezione civile del Comune di Catania, Luigi Bosco. tomo etna locandina

C.S. Ingv