Prosegue l'eruzione sull'Etna, si modifica il teatro eruttivo ma resta il grande spettacolo della natura. Dalla frattura che si è aperta il 5 luglio scorso a quota 3 mila, proprio alla base orientale del cratere di Nord est, il più alto del vulcano siciliano, continua a fuoriuscire un flusso di lava che riesce a percorrere qualche centinaio di metri verso valle, pur restando confinata in alta quota senza creare alcun problema. Due piccoli coni piroclastici sono nati a ridosso della bocca effusiva, e sono cresciuti in queste due settimane di attività a causa del magma espulso con esplosioni continue che si è man mano accumulato fino a creare i due "conetti". Uno dei due però non ha retto la violenza della colata lavica che gli scorreva proprio sotto ed è collassato, creando una sorta di piccola depressione dalla quale continua a fuoriuscire il flusso lavico. Il crollo del conetto non ha modificato l'andamento dell'attività, che va avanti a ritmo sostenuto. Nelle foto di Giò Giusa i due conetti esplosivi fotografati all'alba del 17 luglio, poche ore prima del collasso di uno dei due (quello a sinistra nelle foto). Nella foto in basso, scattata da Salvatore Costanzo la mattina dello stesso giorno, lo scenario eruttivo dopo il crollo del conetto.
Etna, ancora esplosioni e colata. Le foto notturne
Prosegue sull'Etna l'attività della frattura che si è aperta il 5 luglio scorso sul fianco orientale del cratere di Nord Est, il più alto del vulcano siciliano. Dopo vari giorni di condizioni meteo difficili, che hanno impedito una chiara visuale dell'attività, la notte scorsa la situazione è notevolmente migliorata. L'assenza di nubi e la direzione del vento hanno consentito una nitida visione di quanto sta accadendo sul più grande e attivo vulcano d'Europa. Le esplosioni prodotte dalla frattura hanno creato due piccoli coni piroclastici che continuano a crescere per via dell'accumulazione progressiva del magma espulso, mentre la colata lavica si è allungata e ha percorso qualche centinaio di metri. I fenomeni si mantengono comunque ad alta quota, intorno ai tremila metri sul livello del mare e non creano problemi di alcun tipo. Per il momento è solo spettacolo. Foto di Turi Caggegi scattate la notte tra il 15 e il 16 luglio 2014.
Aggiornamento Etna e Stromboli, 11 luglio 2014, 11:00 GMT
Nel primo pomeriggio del 5 luglio 2014, nelle immagini della telecamera termica di Monte Cagliato, sul fianco orientale dell'Etna, è apparsa una piccola anomalia termica alla base orientale del cono del Cratere di Nord-Est, sull'alta parete occidentale della Valle del Bove; all'imbrunire nella stessa zona è stato osservato un debole bagliore. Un sopralluogo effettuato da personale INGV-Osservatorio Etneo nella notte del 5-6 luglio, ha rivelato la presenza di una piccola fessura eruttiva, lunga poche decine di metri, che mostrava una debole attività di spattering (lancio di brandelli di lava fluida) e che alimentava una colata lavica che aveva percorso circa 100 m. La frattura era ubicata fra 3010 e 3025 m di quota, nella sella morfologica fra i coni dei crateri di Nord-Est e Sud-Est.
Nei giorni consecutivi, è continuata l'attività alla nuova fessura, con due bocche in attività esplosiva intorno alle quali si stavano formando piccoli coni (hornitos), come mostra la foto a sinistra, ripresa il 7 luglio da Marco Neri (INGV-OE); la colata di lava era debolmente alimentata, avanzando poco ma formando ripetute sovrapposizioni. L'attività esplosiva mostrava una lenta tendenza ad intensificarsi, in corrispondenza con un graduale e modesto aumento dell'ampiezza del tremore vulcanico. Sono inoltre state osservate deboli e sporadiche esplosioni stromboliane e piccole emissioni di cenere al Nuovo Cratere di Sud-Est nei giorni 6-7 luglio; tale attività è successivamente cessata.
Al momento, l'attività alla nuova fessura sta continuando, con frequenti esplosioni stromboliane dalle bocche esplosive che lanciano materiale piroclastico fino ad alcune decine di metri in altezza e producono boati udibili nei vicini centri abitati. La colata di lava ha formato due rami, il più lungo dei quali è arrivato sul fondo della Valle del Leone (la parte alta nord-occidentale della Valle del Bove), a poco meno di 1.5 km di distanza dalla fessura eruttiva.
L'ampiezza del tremore vulcanico si mantiene su un livello modesto, mostrando tuttavia un generale ma molto lento aumento.
Ulteriori aggiornamenti verranno tempestivamente comunicati.
Dopo gli episodi effusivi del 17 giugno e del 22-24 giugno 2014, lo Stromboli ha prodotto ulteriori episodi con intensa attività di spattering ed emissione di colate di lava sulla parte alta della Sciara del Fuoco.
Un nuovo trabocco di lava dalla stessa bocca eruttiva già fonte della colata lavica del 22-24 giugno, N2 nella parte settentrionale della terrazza craterica, ha avuto inizio nel mattino del 29 giugno. Inizialmente la lava si è riversata verso l'interno della terrazza craterica, però alcune ore dopo, un secondo trabocco si è sviluppato sulla Sciara del Fuoco. Una vivace attività di spattering con lanci di brandelli di lava fluida alti diverse decine di metri era in corso alla bocca stessa, interrotta occasionalmente da esplosioni molto più forti. Nei giorni 30 giugno e 1 luglio, si sono ripetutamente formate delle modeste frane sulla Sciara del Fuoco, come quella nella foto a sinistra, ripresa il 30 giugno da Filippo Murè (INGV-OE). Nella serata dell'1 luglio, la colata era solo scarsamente alimentata, mentre alla bocca eruttiva (N2) continuava una vivace attività di spattering.
Nelle ore mattutine del 7 luglio, è cominciato un nuovo trabocco dalla medesima bocca, che si è riversato sull'alta parte della Sciara del Fuoco seguendo il percorso del trabocco precedente. Il trabocco ha cominciato alle ore 05:33 GMT (=ore locali -2), quando il crollo di una parte del conetto piroclastico formatosi intorno alla bocca N2 ha generato una valanga ardente, che è scesa fino alla costa, seguita dalla messa in posto del flusso lavico. L'immagine qui a sinistra, ripresa dalla telecamera visiva a quota 400 (SQV), mostra l'inizio di questa fase, con una densa nube di cenere marrone sollevata dalla valanga ardente. Nella serata del 7 luglio, l'attività effusiva era molto ridotta e si è esaurita durante la notte.
Un ulteriore trabocco lavico sulla Sciara del Fuoco ha avuto inizio nel pomeriggio del 9 luglio, sempre originando dalla bocca N2, anch'esso accompagnato da piccole frane. L'effusione lavica è diminuita notevolmente in serata, ma poco prima delle ore 02:00 GMT del 10 luglio, è nuovamente aumentata, generando un nuovo flusso lavico su quello precedente, ormai in raffreddamento. Questo nuovo flusso lavico è stato accompagnato da una intensa attività di spattering e piccole frane sulla Sciara del Fuoco. Durante la giornata, l'attività effusiva è gradualmente diminuita, e in serata la colata lavica era scarsamente alimentata.
Ulteriori aggiornamenti verranno tempestivamente comunicati.
Fonte: Ingv Catania
Etna, esplosioni e colata lavica dalla nuova bocca appena nata
Ha meno di ventiquattro ore di vita ma è molto vivace la nuova bocca nata sull'Etna nella parte bassa del versante orientale del Cratere di Nord Est. La neonata frattura, formatasi la notte scorsa a circa tremila metri di quota, produce continue, piccole esplosioni e ha dato origine a una colata poco alimentata che riesce a percorrere qualche centinaio di metri nella zona sommitale del vulcano. Debolissime esplosioni, con qualche eccezione (come si può notare nella foto sotto), si stanno verificando anche all'interno del Nuovo Sud Est, il cratere protagonista della grande attività e delle oltre quaranta eruzioni che si sono verificate sull'Etna a partire dal gennaio 2011. L'osservazione della piccola bocca è parzialmente ostacolata dal vento che spinge i gas emessi dal vulcano proprio nell'area interessata dalla nuova attività. Sotto osservazione il livello del tremore vulcanico che continua a oscillare mantenendo una lieve tendenza al rialzo. Potete vedere l'andamento del tremore vulcanico in tempo reale cliccando qui.
Le foto, scattate da Turi Caggegi, documentano l'attività dell'Etna nella serata del 6 luglio 2014.
Le sorprese dell’Etna: Nuova bocca e colatina sotto il Cratere di Nord Est
L'Etna è un vulcano che spesso riserva delle sorprese: l'ultima è l'apertura, la notte scorsa, di una frattura, una nuova piccola bocca, alla base orientale del Cratere di Nord Est, a circa 3 mila metri di quota. La bocca ha prodotto deboli esplosioni e una modesta colata lavica proprio sotto la zona dei crateri sommitali. La sorpresa consiste nell'apertura della frattura in una zona distante dal Nuovo Cratere di Sud Est (Nsec), protagonista di quasi tutte le eruzioni (oltre quaranta) avvenute sull'Etna dal Gennaio 2011. Tuttavia anche il Nsec mantiene una debolissima attività, a giudicare dalle immagini termiche registrate stamattina. Immagini che dimostrano come l'attività della nuova bocca sia ancora in corso e la colata ancora alimentata. Anche il livello del tremore vulcanico mostra un andamento oscillante e in leggera risalita.
Grandi pulizie sull’Etna. Duecento tonnellate di rifiuti rimossi con Parco e Confambiente
In una lunga e intensa giornata di lavoro sono state raccolte 200 tonnellate di rifiuti, tra inerti, una gran quantità di copertoni di autoveicoli, rifiuti urbani, vasche e lastre di eternit, ingombranti, materassi, calcinacci, cartongesso e vari altri materiali lasciati in ogni dove. C’era davvero di tutto, anche pezzi sparsi di amianto.
E’ il risultato dell’odierno intervento di pulizie straordinarie del Parco dell'Etna, effettuata da Confambiente, la sezione di Confcommercio Catania che si occupa della tutela ambientale e delle problematiche connesse, con la guida e la collaborazione del Parco e già preannunciata il 5 giugno scorso in occasione dell'incontro nella sede del Parco con l'assessore regionale ai rifiuti Salvatore Calleri.
Una iniziativa forte e concreta e un passaggio importante nell’ambito della vera e propria crociata contro i rifiuti nell’area protetta lanciata dal Parco dell’Etna, a tutela del decoro e dell’immagine del territorio: “La natura ce lo chiede e noi dobbiamo rispondere con impegno costante e iniziative continue – dice la presìdente del Parco Marisa Mazzaglia, presente sul campo durante la bonifica dei siti di discarica incontrollata e accompagnato dalla guida Orazio Di Stefano, che ha collaborato alla individuazione dei siti per l’intervento– Ringraziamo Confambiente per la fattiva e proficua collaborazione, chiediamo aiuto anche ai Comuni, che devono farsi carico di questa emergenza ambientale. Adesso che i siti sono ripuliti, chiediamo con forza più vigilanza nel Parco e più sanzioni per i trasgressori che gettano rifiuti nell’area protetta. Più controllo, più controllo, più controllo !”.
L'area scelta da Parco e Confambiente per l’intervento di pulizia straordinaria era localizzata a circa 800/900 metri di quota, in una fascia boscata che va dal cosiddetto "chilometro lanciato" fino a Tarderia, a monte di Belpasso, Nicolosi e Pedara. Sono stati bonificati con particolare impegno otto siti estremamente difficili e degradati per la presenza di rifiuti speciali. Ha cominciato una unità di intervento per l'incapsulamento e la rimozione dell'eternit, poi c’è stata la rimozione di rifiuti urbani o inerti. Rimossi anche numerosi copertoni, molti dei quali recuperati con mezzi speciali all'interno di profonde scarpate. Alla fine sono stati riempiti sei cassoni scarrabili e un autocompattatore.
Spiega Gaetano Monastra, presidente di Confambiente: “Sono stati impiegati per l’intervento una trentina di uomini di quattro aziende associate e parecchi mezzi meccanici: due camion dotati di gru, due pale meccaniche, due bobcat, un mezzo dotato di strumenti per incapsulamento amianto e mezzi satelliti di supporto. In questa giornata abbiamo visto cose incredibili anche per noi del mestiere. Per noi è stata una esperienza davvero importante e gratificante a servizio del territorio e della comunità del Parco dell’Etna e una dimostrazione di come la collaborazione e la sinergia concreta tra pubblico e privato possa servire ad affrontare e risolvere le emergenze più gravi come quella dei rifiuti”.
Il Parco e Confambiente hanno concordato la riproposizione di iniziative analoghe, al ritmo di una al mese, da effettuare in altre zone dell’area protetta per la bonifica dei siti degradati dai rifiuti.
Parco e Confambiente: scatta la pulizia di trenta siti sull’Etna
Sabato 28 giugno sarà ancora una giornata di grandi pulizie nel Parco dell’Etna. Confambiente, la sezione di Confcommercio Catania che si occupa della tutela ambientale e delle problematiche connesse, con la guida e la collaborazione del Parco bonificherà dai rifiuti una trentina di siti di discarica incontrollata, individuati nei giorni scorsi a monte di Belpasso, Nicolosi e Pedara e localizzati per la maggior parte nella zona del tratto di strada che da Tardaria conduce alla SP 92 dell’Etna.
Dunque un intervento concreto, oltre che di alto valore simbolico ed etico, nell’area protetta, già preannunciato il 5 giugno scorso in occasione dell’incontro nella sede del Parco con l’assessore regionale ai rifiuti Salvatore Calleri. Spiega il presidente di Confambiente Gaetano Monastra: “Con questa iniziativa abbiamo voluto concretizzare, il più rapidamente possibile, l’impegno assunto con l’assessore Calleri e con la presidente del Parco dell’Etna Marisa Mazzaglia. Saranno 4-5 le aziende associate a Confambiente che sabato, impegnando uomini e mezzi, libereranno dai rifiuti una serie di siti particolarmente degradati scelti insieme al Parco”.
Aggiunge la presidente Mazzaglia: “Ringraziamo in anticipo Confambiente e il presidente Monastra per l’impegno e la mobilitazione per preparare l’intervento di bonifica di sabato. E’ un altro importante esempio della collaborazione, che auspichiamo sempre più intensa e proficua, con tutte quelle componenti dell’associazionismo e della società civile che, insieme a noi, vogliono un Parco pulito, un territorio decoroso e pienamente fruibile”.
Da CS Parco dell'Etna, foto: soci Cai
Etna, al via Tomo-Etna, esperimento sismico internazionale con l’Ingv
Prende il via il 25 giugno e proseguirà fino al 20 luglio in Sicilia, sul Monte Etna e nella porzione di mare antistante, un esperimento scientifico coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) - Sezione di Catania, denominato “Tomo-Etna”, che vedrà la partecipazione di oltre 60 ricercatori provenienti da tutto il mondo: Italia, Spagna, Germania, Russia, Stati Uniti, Irlanda e Messico. La ricerca, realizzata nell’ambito dei due progetti europei “Mediterranean Supersite Volcanoes (Medsuv)” ed “Eurofleets 2” del Settimo programma quadro, verrà supportata dalla Marina Militare Italiana.
L’Etna sorge in una regione complessa dal punto di vista geodinamico, dove la distribuzione delle principali strutture tettoniche (faglie) gioca un ruolo fondamentale nella dinamica eruttiva. Le sue radici si collocano in una zona di convergenza, dove si hanno sia moti compressivi, dovuti alla subduzione della placca ionica al di sotto della Calabria, sia distensivi, dovuti al moto rotatorio di una porzione della placca africana in collisione con quella euroasiatica. Ancora oggi i maggiori limiti nella comprensione della dinamica di questo vulcano risiedono in parte nella mancata conoscenza delle caratteristiche strutturali del suo basamento e della crosta intermedia e profonda. Infatti, sebbene l’intera Sicilia sia stata oggetto di campagne pionieristiche di sismica crostale profonda tra il 1968 e il 1994 e successivamente solo di campagne a mare (es. progetto CROP), che hanno permesso di ottenere buone informazioni sulle strutture tettoniche offshore, la conoscenza delle principali faglie presenti nella terraferma è ancora decisamente carente. Ad esempio, è ancora poco nota la struttura tettonica che ha generato il terremoto del 1818 di magnitudo 6.1, ad oggi considerato un evento “anomalo” nel contesto dei terremoti etnei. Analogamente, risultano ancora poco caratterizzate le grandi strutture tettoniche regionali che interagiscono con l’Etna, come la fascia strutturale della scarpata “Ibleo-Maltese” in prossimità dell’Etna e la struttura denominata “Tindari-Letojanni” che si sviluppa a nord dell’Etna e prosegue attraversando il Golfo di Patti sino all’isola di Vulcano. In questo settore della Sicilia, estremamente complesso dal punto di vista geodinamico, esistono molte ipotesi ma manca ancora un modello definitivo, che spieghi in modo univoco come interagiscono le grandi strutture tettoniche con il vulcanismo Etneo.
L’obiettivo dell’esperimento Tomo-Etna, è quello di analizzare le strutture tettoniche e subvulcaniche della crosta su cui poggia il Monte Etna, comprese le strutture crostali delle aree adiacenti sia a terra che a mare, attraverso tecniche di sismica attiva (che sfruttano le onde generate in acqua con aria compressa) e passiva (mediante la registrazione degli eventi sismici naturali).
La nave oceanografica spagnola Sarmiento de Gamboa CSIC-UTM (Spagna) e la nave greca Aegea contribuiranno alla sperimentazione programmata, unitamente alla nave idro-oceanografica Galatea della Marina Militare Italiana, e probabilmente ad una ulteriore unità navale di supporto per la fase relativa alle attività di sismica a riflessione.
Le attività a mare verranno condotte a distanza dalla costa da un minimo di 3-4 km sino ad un massimo di circa 50 km, e oltre alla parte Ionica sarà interessata anche l’area del basso Tirreno tra il Golfo di Patti e le isole Eolie. Nel corso della crociera verrà anche utilizzato un cavo di 240 geofoni lungo 3 km, il quale servirà per realizzare numerosi profili di sismica a riflessione (per circa 1400 km), finalizzati a conoscere nel dettaglio le principali discontinuità della crosta e ricostruire con precisione la topografia del mantello (MOHO).
I segnali sismici saranno acquisiti a terra tramite le 70 stazioni della rete sismica permanente dell’Ingv, integrata da una rete temporanea di 100 stazioni dell’Istituto di ricerca GFZ (Germania) che verranno collocate sia sull’Etna sia nei territori circostanti, nelle provincie di Catania, Messina e Siracusa. Sul fondo marino sarà invece disposta una rete di 25 stazioni sismiche (OBS/H, Ocean Bottom Seismometers), per la registrazione della sismicità artificiale e naturale.
La rete di stazioni OBS coprirà una zona che si estende dall’area etnea fino all’arcipelago delle Isole Eolie allo scopo di ottenere, per la prima volta, una tomografia 3D ad alta risoluzione nell’area marina antistante l’Etna e di indagare con grande dettaglio le strutture tettoniche regionali che si estendono dal Tirreno meridionale allo Ionio e che interagiscono con il sistema vulcanico etneo. Durante le crociere verranno anche utilizzati magnetometri e gravimetri al fine di realizzare mappe di anomalia magnetica e gravimetrica. Inoltre, per rilevare gli elementi geologici superficiali delle aree sommerse, saranno effettuate indagini Multibeam e Side-scan Sonar in aree di particolare interesse e laddove i dati già esistenti non offrono una risoluzione adeguata.
L’insieme dei dati acquisiti durante l’esperimento permetterà di realizzare, quindi, un’accurata tomografia dell’Etna, capace di gettare nuova luce nella comprensione dei processi di risalita magmatici. Grazie a questo esperimento, che interesserà anche le aree circostanti il vulcano, inclusa la sua parte a mare prospiciente, sarà possibile anche investigare i meccanismi di “scivolamento” del fianco orientale del vulcano e, ancora, studiare le diverse faglie che sono presenti al di sotto della copertura vulcanica e nella parte a mare. Inoltre, sarà possibile verificare la struttura di rigonfiamento che c’è nella porzione dei fondali di fronte l’Etna, unitamente all’ipotesi di un vulcano sottomarino sostenuta da alcuni ricercatori anni orsono.
I risultati attesi avranno un effetto positivo non solo sulla comunità scientifica vulcanologica, ma anche sulla popolazione che vive ai piedi del vulcano, visto che questi risultati potranno dare un contributo alla mitigazione del rischio vulcanico. Infatti, l'attuale vulnerabilità della società alle eruzioni vulcaniche è fortemente aumentata negli ultimi decenni, come dimostrato dalle conseguenze delle recenti eruzioni etnee nonostante la loro piccola magnitudo. In questa prospettiva, pertanto, meglio sono conosciuti i processi vulcanici più si è pronti a mitigarne l’impatto sul territorio. Infine, la migliore definizione della complessa geometria di faglie e di unità litologiche che caratterizzano la crosta in questo settore della Sicilia potrà consentire una più adeguata ed efficace mitigazione del rischio sismico in una delle aree sismiche più pericolose d’Italia.
Da C.S. Ingv
Mt. Etna Volcano, an important seismic experiment, named Tomo-Etna, is going to start
In June and July an important seismic experiment in Sicily (Italy), focused at Etna volcano and its surrounding areas named TOMO-ETNA, will take place. The seismic experiment is part of the activities of the European project “MEDiterranean SUpersite Volcanoes (MED-SUV)”, which is coordinated by Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. TOMO-ETNA, integrates MED-SUV efforts with the resources of another EC research project (EUROFLEETS 2), and of others funding agencies from Italy (INGV), Spain (CSIC), and Germany (GFZ). Furthermore, TOMO-ETNA is also supported by the active participation of the Marina Militare Italiana.
The focus of this experiment concerns the investigation of Etna volcano roots by means of passive and active refraction (WAS) and reflection (MCS) seismic methods. The experiment will be performed both on-land and offshore by a new high-resolution tomography (seismic tomography experiment - TOMO-ETNA) that will improve the 3D image of crustal structures beneath the volcano and the surrounding areas. The final goal is to gain a structural model of the crust in northern Sicily, including a better mapping of tectonic structures (faults), and to define the physical processes controlling magma ascent beneath Mt. Etna.
In the experiment simultaneous artificial seismic signals generated by air-guns from a oceanographic research vessel (Sarmiento de Gamboa, Spain) and natural seismicity of the region will be used. Additionally, the Galatea vessel from the Istituto Idrografico della Marina Militare will be used to carry out further geophysical surveys (such as gravity and magnetic measurements) and to support activities at sea.
The scheduled activities are divided into two actions, land and sea, and will last from June 25th to July 20th. Seismic signals will be generated at sea and recorded by about 170 seismic stations deployed on-land and 25 OBS (ocean bottom seismometer) at the seafloor. It is expected the participation of more than 60 researchers from different countries, mainly from Italy and Spain but also from Germany, Russia, US, Ireland and Mexico.
The TOMO-ETNA experiment will be coordinated from Prof Jesus Ibanez of the University of Granada (Spain) and by Prof Domenico Patanè and Dr Mauro Coltelli from the INGV, Sezione di Catania - Osservatorio Etneo.
The expected results will impact not only the local and European volcanological communities but also the population leaving on the volcano in terms of volcano risk mitigation. Indeed, the current vulnerability of society to volcanic eruptions is increased significantly in recent decades, as demonstrated by the consequences of the recent eruptions of Mount Etna in spite of their small magnitude. In this perspective, therefore, the better the volcanic processes are known the more we can be prepared to mitigate the impact on the territory.
Aggiornamento Stromboli, 23 giugno 2014, ore 12:00 GMT
Durante gli ultimi giorni, sono avvenuti due episodi di attività effusiva allo Stromboli. Il primo, nella mattinata del 17 giugno 2014, è avvenuto nella parte centrale della terrazza craterica, alla bocca S2, in concomitanza con una vivace attività di spattering. Questo episodio è durato poche ore ed ha prodotto una piccola colata lavica intracraterica diretta in direzione del Pizzo sopra la Fossa.
Il secondo episodio, più significativo, ha avuto inizio nella giornata del 22 giugno 2014, ed è stato preceduto da un forte aumento dell'attività stromboliana a tutti i crateri con abbondante ricaduta di materiale incandescente lungo la Sciara del Fuoco. Dalla bocca N2, nella parte settentrionale della terrazza craterica, è avvenuto un trabocco lavico diretto verso la Sciara del Fuoco, alimentando un flusso lungo qualche centinaio di metri. Nella serata, l'effusione lavica era in diminuzione, però la colata era ancora debolmente alimentata nella mattinata del 23 giugno. Nella giornata l'intensità dell'attività stromboliana è diminuita e la colata lavica era scarsamente alimentata.
Ulteriori aggiornamenti verranno tempestivamente comunicati.
Fonte: Ingv Catania